Prendendo spunto da un articolo pubblicato nel numero di maggio della rivista dell’ordine dei Biologi, desidero iniziare questo percorso informativo sull’alimentazione e sulla salute, trattando un argomento di grande importanza per il nostro benessere, le intolleranze alimentari.

Cosa sono le intolleranze alimentari.

Negli ultimi anni sono aumentati i disturbi legati all’ingestione di alcuni alimenti, ma non riconducibili ad allergie alimentari, intolleranza al lattosio e celiachia, si parla infatti di intolleranze o reazioni avverse agli alimenti. Parliamo purtroppo di un argomento molto controverso e, finora, poco riconosciuto dalla medicina ufficiale, anche se gran parte della popolazione mostra sintomatologie localizzate, a livello intestinale, e generalizzate, a livello sistemico. I sintomi che possono essere associati alle intolleranze alimentari sono molto diversi e a carico di qualsiasi organo sul quale possono esercitare un’azione scatenante:

Sistema Nervoso: cefalee ricorrenti, scarsa concentrazione, equilibrio alterato, depressione, iperattività, astenia ricorrente. Genito-urinario: irritazioni vaginali, cistiti ricorrenti. Respiratorio: congestione nasale, sinusite, asma, riniti, otite Pelle: acne, psoriasi, eczema, eruzioni cutanee, orticaria, gonfiore mattutino Muscolo-scheletrico: crampi muscolari, dolenza articolare ricorrente, mialgie Gastrointestinale: nausea, aerofagia, meteorismo, diarrea, gastralgia, sindrome del colon irritabile, morbo di Chron. Generali: obesità, anoressia, attacchi di panico, fatica cronica.

Le manifestazioni allergiche, sono reazioni acute e gravi, avvengono solitamente entro pochi minuti dall’ingestione dell’alimento, colpiscono 1-2 persone su 10 ed implicano l’intervento delle immunoglobuline IgE.

Le intolleranze alimentari possono manifestarsi anche a distanza di 72 ore dalla ingestione dell’alimento e colpiscono 5-6 persone su 10. Sono determinate da cellule o anticorpi diversi dalle IgE (cellule Th intestinali) che insorgono dopo ore o giorni di assunzione ripetuta della sostanza alimentare. Si tratta di una sintomatologia legata alla stimolazione ripetuta nel tempo di un alimento o sostanza chimica, tale sostanza ingerita ripetutamente nel tempo crea delle lesioni nell’integrità della parete intestinale con conseguente attivazione delle cellule immunitarie dell’intestino, ridotta selettività della mucosa e disbiosi. In genere il soggetto non è in grado di identificare quale sia la sostanza incriminata.

Affinché si evidenzi una intolleranza alimentare deve verificarsi una lenta e progressiva intossicazione dell’organismo con una continua stimolazione della sostanza irritante che porta alla formazione di cellule infiammatorie e mediatori che nel tempo determinano un sintomo; è quindi una patologia da accumulo o iper- stimolazione

Come già evidenziato nel 2006 sulla rivista: “The Journal of Clinical Investigation” nel tessuto adiposo sono presenti cellule infiammatorie. Si è visto che il sistema immunitario ha un ruolo importantissimo nella patogenesi dell’obesità e nell’insulino resistenza. Nei soggetti obesi l’eccesso di tessuto adiposo diviene un vero e proprio organo endocrino responsabile del rilascio sregolato di specifici ormoni, che partecipano all’induzione e mantenimento dell’infiammazione di basso grado, attiva le cellule infiammatorie (macrofagi) del tessuto adiposo, e questi sono essi stessi responsabili dell’infiammazione di questo tessuto inducendo l’organismo ad un rallentamento metabolico che comporta l’accumulo di calorie.

Diversi studi hanno anche evidenziato una correlazione tra obesità e alterazione della flora batterica intestinale, caratterizzata da una sua efficienza metabolica, dimostrando che la flora intestinale è in grado di modulare condizioni come l’obesità, il diabete e l’insulino-resistenza.

Pertanto, il trattamento dietetico riservato in tali situazioni dovrebbe essere distinto e formulato in modo da migliorare la condizione di intolleranza alimentare, escludendo l’alimento non tollerato per un periodo che oscilla dai 3 ai 6 mesi, e la successiva reintroduzione con tempi e modi ben precisi.

Nei soggetti sani o comunque asintomatici, l’eliminazione della intolleranza determina un miglioramento della resa energetica e maggiore efficienza sia fisica che psichica; oltre che migliorare le capacità di difesa dell’organismo.

Tale trattamento ha l’obiettivo di ridurre lo stato infiammatorio con la prospettiva di migliorare la condizione di obesità e sovrappeso. In associazione è consigliata l’assunzione regolare di probiotici, al fine di ripristinare l’impermeabilità intestinale.

Un percorso dietetico così impostato dovrebbe garantire non solo la desiderata perdita di peso, ma anche un sostanziale miglioramento della sintomatologia e, di conseguenza, del benessere generale del paziente.

Dr.ssa Maria Rosaria Pilastro
Biologa Nutrizionista
Iscritta all’Ordine Nazionale dei Biologi al n° 062363